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A Monza: Beyond shapes and colors A retrospective of HO KAN




La Villa Reale di Monza dedica fino al 9 luglio una retrospettiva all'artista Ho Kan, considerato oggi come uno dei grandi pionieri dell'astrazione cinese.



La mostra presenta, attraverso 60 opere selezionate dalla curatrice Sabine Vazieux, quasi sessant'anni di creazione artistica, che vanno dagli anni Cinquanta al 2010; mette in evidenza la particolarità della pittura geometrica astratta di Ho Kan e nello stesso tempo ci rivela la sua genesi, presentando per la prima volta anche alcuni disegni realizzati a Taiwan negli anni Cinquanta. Il percorso si conclude con una selezione di dipinti recenti affiancati ad alcune sculture realizzate in collaborazione con lo scultore Yang bei-Chen.

Il viaggio artistico di Ho Kan è punteggiato da eventi storici che ci immergono inesorabilmente nella storia della Cina e ci spiegano come mai l'artista fu costretto a lasciare il suo paese per trovare rifugio a Taiwan nel 1949, per poi imbarcarsi nel 1964 dal "Vietnam" in direzione della Francia e infine trovare domicilio a Milano, dove risiederà per oltre cinquant'anni.



Alla fine degli anni Quaranta, in un contesto politico tormentato dalla guerra civile, seguito dalla salita al potere da parte di Mao Zedong, Ho Kan, come più di un milione di cinesi, lasciò il continente per trovare rifugio a Taiwan. In questo nuovo mondo che si manifesta a lui per la prima volta, scopre gradualmente l'arte surreale e astratta occidentale e acquista familiarità con la tecnica della pittura ad olio fino allora sconosciuta in Asia. Queste nuove scoperte gli permettono di registrarsi nella modernità, pur mantenendo profonde radici nella cultura orientale.

Al crocevia tra l'Oriente e l'Occidente, Ho Kan ha inventato un'arte unica, partecipando al rinnovo della pittura cinese del XX secolo.
La rassegna organizzata da BIG Eyes Vision International di Milan e Chiny Gallery di Taiwan, con la Villa Reale di Monza, si avvale dei patrocini della Regione Lombardia e del Comune di Monza.
Il percorso si snoda lungo cinque sale al primo piano nobile della Villa e segue un criterio cronologico.



LA MOSTRA
Sala 1 Gli anni 50-70: da Taipei a Milano
Ho Kan, nasce a Nanchino nel 1932. Dopo la morte prematura del padre, si trasferisce a vivere con il nonno Ho Rei, un famoso calligrafo che contribuisce alla sua formazione artistica. Pochi anni dopo entra in un Collegio militare. A causa degli eventi politici, lascia il continente cinese per Taiwan nel 1949 e l'anno successivo entra nel Dipartimento Provinciale di Belle Arti a Taipei.
Trovando questo insegnamento troppo accademico, nel 1951 inizia a frequentare lo studio del famoso pittore Lee Chun-Shan, dove viene spinto a sviluppare la propria creatività.
In quegli anni Ho Kan arricchisce il proprio vocabolario artistico e scopre i nuovi movimenti artistici occidentali. Si orienta verso uno stile surreale. Nel 1956, Ho Kan fonda il Gruppo Four Fan, con altri sette artisti e amici dello studio di Lee Chun-Shan. Rompendo così con l'arte accademica. Questo gruppo ha svolto un ruolo importante nello sviluppo dell'arte d'avanguardia in Taiwan, fino al 1971 quando si è sciolto.
Il forte interesse di Ho per la pittura lo spinge a scoprire l'Europa e nel 1964 a Milano, dove si trasferisce e vive per cinquant'anni. I suoi interessi si spostano verso l'astrazione geometrica pur mantenendo sempre evidenti i suoi riferimenti culturali asiatici. Durante il suo primo periodo milanese, utilizza i toni del blu scuro e del verde, che riecheggiano la malinconia associata al suo recente esilio.

Sala 2 Gli anni 80-90: segni e forme di calligrafia
In questo periodo la sua tavolozza diventato più gioiosa. A prima vista, alcune delle sue opere geometriche sono più vicine all'arte astratta occidentale, mentre altre adottano uno stile più libero.
Questo nuovo approccio al segno, astratto e poetico, apre un infinito repertorio immaginario. Cerchi, triangoli e lo spazio che circola queste forme sono anche riferimenti alla calligrafia cinese che purifica per mantenere solo la struttura.



Sala 3 Gli anni 2000: la fusione perfetta
Ho Kan va oltre, trasforma la dualità culturale est-ovest in una vera e propria fusione tra le due culture. Si tratta di un periodo d'apogeo, dove Ho Kan riesce a creare una perfetta armonia tra le forme e i colori. Usa tinte scure per ombreggiare la luminosità dei colori come il rosso, l'arancio o il verde, che mettono in perfetto equilibrio la composizione.
Nella serie "Origin" e "Development", l'uso di piccoli punti nei suoi dipinti si riferisce all'estetica cinese: "un singolo tocco di rosso tra migliaia e migliaia di verdi".

Sala 4 Ho Kan oggi: La spiritualità
Questo periodo di maturità porta alla luce una spiritualità evidente nel suo approccio artistico. La semplificazione delle forme e l'uso minimo di colori in una composizione unisce il buddismo di Chan e il Taoismo, che sostengono la semplicità attraverso l'uso di un minimo di colori e forme.
Durante il suo lavoro, sviluppa uno stile geometrico astratto ma non cede mai alla geometria pura; Le sue linee mantengono, alla base, la vivacità e l'energia calligrafica derivante dal suo patrimonio culturale.

Sala 5 L'ambivalenza dell'astrazione
L'ultima stanza ci invita a riflettere sul mondo onirico dell'artista e sui simboli che egli utilizza. La nostra immaginazione ci porta a voler interpretare e identificare gli elementi visivi dei suoi dipinti; possibili interpretazioni di elementi visivi che a volte siamo tentati di identificare nei suoi dipinti, alla maniera dei sinogrammi cinesi che a volte evocano forme figurative visive.
Si può immaginare di vedere delle figure (un pesce colorato, un uccello ecc.), ma in realtà sono il frutto del caso. Queste coincidenze si ricollegano al pensiero taoista Wei Wuwei, vale a dire all'agire, senza agire.
Così, astratto o figurativo? Per l'artista Ho Kan, questa non è la domanda. Ciò che conta per lui è soprattutto il piacere della pittura.
Beyond shapes and colors
A retrospective of HO KAN
Villa Reale di Monza ? Primo Piano ? Nobile Viale Brianza 1 ? Monza
? Tel. +39 0392240024 ? www.villarealedimonza.it
Fino al 9 luglio 2018
Mostra a cura di Sabine Vazieux
Organizzazione ? BIG Eyes vision international, Milano; Chiny Gallery, Taiwan; Villa Reale, Monza
Con il Patrocinio di ? Regione Lombardia e Comune di Monza

Franca D.Scotti

Giugno 2018

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A Monza: Beyond shapes and colors A retrospective of HO KAN




La Villa Reale di Monza dedica fino al 9 luglio una retrospettiva all'artista Ho Kan, considerato oggi come uno dei grandi pionieri dell'astrazione cinese.



La mostra presenta, attraverso 60 opere selezionate dalla curatrice Sabine Vazieux, quasi sessant'anni di creazione artistica, che vanno dagli anni Cinquanta al 2010; mette in evidenza la particolarità della pittura geometrica astratta di Ho Kan e nello stesso tempo ci rivela la sua genesi, presentando per la prima volta anche alcuni disegni realizzati a Taiwan negli anni Cinquanta. Il percorso si conclude con una selezione di dipinti recenti affiancati ad alcune sculture realizzate in collaborazione con lo scultore Yang bei-Chen.

Il viaggio artistico di Ho Kan è punteggiato da eventi storici che ci immergono inesorabilmente nella storia della Cina e ci spiegano come mai l'artista fu costretto a lasciare il suo paese per trovare rifugio a Taiwan nel 1949, per poi imbarcarsi nel 1964 dal "Vietnam" in direzione della Francia e infine trovare domicilio a Milano, dove risiederà per oltre cinquant'anni.



Alla fine degli anni Quaranta, in un contesto politico tormentato dalla guerra civile, seguito dalla salita al potere da parte di Mao Zedong, Ho Kan, come più di un milione di cinesi, lasciò il continente per trovare rifugio a Taiwan. In questo nuovo mondo che si manifesta a lui per la prima volta, scopre gradualmente l'arte surreale e astratta occidentale e acquista familiarità con la tecnica della pittura ad olio fino allora sconosciuta in Asia. Queste nuove scoperte gli permettono di registrarsi nella modernità, pur mantenendo profonde radici nella cultura orientale.

Al crocevia tra l'Oriente e l'Occidente, Ho Kan ha inventato un'arte unica, partecipando al rinnovo della pittura cinese del XX secolo.
La rassegna organizzata da BIG Eyes Vision International di Milan e Chiny Gallery di Taiwan, con la Villa Reale di Monza, si avvale dei patrocini della Regione Lombardia e del Comune di Monza.
Il percorso si snoda lungo cinque sale al primo piano nobile della Villa e segue un criterio cronologico.



LA MOSTRA
Sala 1 Gli anni 50-70: da Taipei a Milano
Ho Kan, nasce a Nanchino nel 1932. Dopo la morte prematura del padre, si trasferisce a vivere con il nonno Ho Rei, un famoso calligrafo che contribuisce alla sua formazione artistica. Pochi anni dopo entra in un Collegio militare. A causa degli eventi politici, lascia il continente cinese per Taiwan nel 1949 e l'anno successivo entra nel Dipartimento Provinciale di Belle Arti a Taipei.
Trovando questo insegnamento troppo accademico, nel 1951 inizia a frequentare lo studio del famoso pittore Lee Chun-Shan, dove viene spinto a sviluppare la propria creatività.
In quegli anni Ho Kan arricchisce il proprio vocabolario artistico e scopre i nuovi movimenti artistici occidentali. Si orienta verso uno stile surreale. Nel 1956, Ho Kan fonda il Gruppo Four Fan, con altri sette artisti e amici dello studio di Lee Chun-Shan. Rompendo così con l'arte accademica. Questo gruppo ha svolto un ruolo importante nello sviluppo dell'arte d'avanguardia in Taiwan, fino al 1971 quando si è sciolto.
Il forte interesse di Ho per la pittura lo spinge a scoprire l'Europa e nel 1964 a Milano, dove si trasferisce e vive per cinquant'anni. I suoi interessi si spostano verso l'astrazione geometrica pur mantenendo sempre evidenti i suoi riferimenti culturali asiatici. Durante il suo primo periodo milanese, utilizza i toni del blu scuro e del verde, che riecheggiano la malinconia associata al suo recente esilio.

Sala 2 Gli anni 80-90: segni e forme di calligrafia
In questo periodo la sua tavolozza diventato più gioiosa. A prima vista, alcune delle sue opere geometriche sono più vicine all'arte astratta occidentale, mentre altre adottano uno stile più libero.
Questo nuovo approccio al segno, astratto e poetico, apre un infinito repertorio immaginario. Cerchi, triangoli e lo spazio che circola queste forme sono anche riferimenti alla calligrafia cinese che purifica per mantenere solo la struttura.



Sala 3 Gli anni 2000: la fusione perfetta
Ho Kan va oltre, trasforma la dualità culturale est-ovest in una vera e propria fusione tra le due culture. Si tratta di un periodo d'apogeo, dove Ho Kan riesce a creare una perfetta armonia tra le forme e i colori. Usa tinte scure per ombreggiare la luminosità dei colori come il rosso, l'arancio o il verde, che mettono in perfetto equilibrio la composizione.
Nella serie "Origin" e "Development", l'uso di piccoli punti nei suoi dipinti si riferisce all'estetica cinese: "un singolo tocco di rosso tra migliaia e migliaia di verdi".

Sala 4 Ho Kan oggi: La spiritualità
Questo periodo di maturità porta alla luce una spiritualità evidente nel suo approccio artistico. La semplificazione delle forme e l'uso minimo di colori in una composizione unisce il buddismo di Chan e il Taoismo, che sostengono la semplicità attraverso l'uso di un minimo di colori e forme.
Durante il suo lavoro, sviluppa uno stile geometrico astratto ma non cede mai alla geometria pura; Le sue linee mantengono, alla base, la vivacità e l'energia calligrafica derivante dal suo patrimonio culturale.

Sala 5 L'ambivalenza dell'astrazione
L'ultima stanza ci invita a riflettere sul mondo onirico dell'artista e sui simboli che egli utilizza. La nostra immaginazione ci porta a voler interpretare e identificare gli elementi visivi dei suoi dipinti; possibili interpretazioni di elementi visivi che a volte siamo tentati di identificare nei suoi dipinti, alla maniera dei sinogrammi cinesi che a volte evocano forme figurative visive.
Si può immaginare di vedere delle figure (un pesce colorato, un uccello ecc.), ma in realtà sono il frutto del caso. Queste coincidenze si ricollegano al pensiero taoista Wei Wuwei, vale a dire all'agire, senza agire.
Così, astratto o figurativo? Per l'artista Ho Kan, questa non è la domanda. Ciò che conta per lui è soprattutto il piacere della pittura.
Beyond shapes and colors
A retrospective of HO KAN
Villa Reale di Monza ? Primo Piano ? Nobile Viale Brianza 1 ? Monza
? Tel. +39 0392240024 ? www.villarealedimonza.it
Fino al 9 luglio 2018
Mostra a cura di Sabine Vazieux
Organizzazione ? BIG Eyes vision international, Milano; Chiny Gallery, Taiwan; Villa Reale, Monza
Con il Patrocinio di ? Regione Lombardia e Comune di Monza

Franca D.Scotti

Giugno 2018

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La Villa Reale di Monza dedica fino al 9 luglio una retrospettiva all'artista Ho Kan, considerato oggi come uno dei grandi pionieri dell'astrazione cinese.



La mostra presenta, attraverso 60 opere selezionate dalla curatrice Sabine Vazieux, quasi sessant'anni di creazione artistica, che vanno dagli anni Cinquanta al 2010; mette in evidenza la particolarità della pittura geometrica astratta di Ho Kan e nello stesso tempo ci rivela la sua genesi, presentando per la prima volta anche alcuni disegni realizzati a Taiwan negli anni Cinquanta. Il percorso si conclude con una selezione di dipinti recenti affiancati ad alcune sculture realizzate in collaborazione con lo scultore Yang bei-Chen.

Il viaggio artistico di Ho Kan è punteggiato da eventi storici che ci immergono inesorabilmente nella storia della Cina e ci spiegano come mai l'artista fu costretto a lasciare il suo paese per trovare rifugio a Taiwan nel 1949, per poi imbarcarsi nel 1964 dal "Vietnam" in direzione della Francia e infine trovare domicilio a Milano, dove risiederà per oltre cinquant'anni.



Alla fine degli anni Quaranta, in un contesto politico tormentato dalla guerra civile, seguito dalla salita al potere da parte di Mao Zedong, Ho Kan, come più di un milione di cinesi, lasciò il continente per trovare rifugio a Taiwan. In questo nuovo mondo che si manifesta a lui per la prima volta, scopre gradualmente l'arte surreale e astratta occidentale e acquista familiarità con la tecnica della pittura ad olio fino allora sconosciuta in Asia. Queste nuove scoperte gli permettono di registrarsi nella modernità, pur mantenendo profonde radici nella cultura orientale.

Al crocevia tra l'Oriente e l'Occidente, Ho Kan ha inventato un'arte unica, partecipando al rinnovo della pittura cinese del XX secolo.
La rassegna organizzata da BIG Eyes Vision International di Milan e Chiny Gallery di Taiwan, con la Villa Reale di Monza, si avvale dei patrocini della Regione Lombardia e del Comune di Monza.
Il percorso si snoda lungo cinque sale al primo piano nobile della Villa e segue un criterio cronologico.



LA MOSTRA
Sala 1 Gli anni 50-70: da Taipei a Milano
Ho Kan, nasce a Nanchino nel 1932. Dopo la morte prematura del padre, si trasferisce a vivere con il nonno Ho Rei, un famoso calligrafo che contribuisce alla sua formazione artistica. Pochi anni dopo entra in un Collegio militare. A causa degli eventi politici, lascia il continente cinese per Taiwan nel 1949 e l'anno successivo entra nel Dipartimento Provinciale di Belle Arti a Taipei.
Trovando questo insegnamento troppo accademico, nel 1951 inizia a frequentare lo studio del famoso pittore Lee Chun-Shan, dove viene spinto a sviluppare la propria creatività.
In quegli anni Ho Kan arricchisce il proprio vocabolario artistico e scopre i nuovi movimenti artistici occidentali. Si orienta verso uno stile surreale. Nel 1956, Ho Kan fonda il Gruppo Four Fan, con altri sette artisti e amici dello studio di Lee Chun-Shan. Rompendo così con l'arte accademica. Questo gruppo ha svolto un ruolo importante nello sviluppo dell'arte d'avanguardia in Taiwan, fino al 1971 quando si è sciolto.
Il forte interesse di Ho per la pittura lo spinge a scoprire l'Europa e nel 1964 a Milano, dove si trasferisce e vive per cinquant'anni. I suoi interessi si spostano verso l'astrazione geometrica pur mantenendo sempre evidenti i suoi riferimenti culturali asiatici. Durante il suo primo periodo milanese, utilizza i toni del blu scuro e del verde, che riecheggiano la malinconia associata al suo recente esilio.

Sala 2 Gli anni 80-90: segni e forme di calligrafia
In questo periodo la sua tavolozza diventato più gioiosa. A prima vista, alcune delle sue opere geometriche sono più vicine all'arte astratta occidentale, mentre altre adottano uno stile più libero.
Questo nuovo approccio al segno, astratto e poetico, apre un infinito repertorio immaginario. Cerchi, triangoli e lo spazio che circola queste forme sono anche riferimenti alla calligrafia cinese che purifica per mantenere solo la struttura.



Sala 3 Gli anni 2000: la fusione perfetta
Ho Kan va oltre, trasforma la dualità culturale est-ovest in una vera e propria fusione tra le due culture. Si tratta di un periodo d'apogeo, dove Ho Kan riesce a creare una perfetta armonia tra le forme e i colori. Usa tinte scure per ombreggiare la luminosità dei colori come il rosso, l'arancio o il verde, che mettono in perfetto equilibrio la composizione.
Nella serie "Origin" e "Development", l'uso di piccoli punti nei suoi dipinti si riferisce all'estetica cinese: "un singolo tocco di rosso tra migliaia e migliaia di verdi".

Sala 4 Ho Kan oggi: La spiritualità
Questo periodo di maturità porta alla luce una spiritualità evidente nel suo approccio artistico. La semplificazione delle forme e l'uso minimo di colori in una composizione unisce il buddismo di Chan e il Taoismo, che sostengono la semplicità attraverso l'uso di un minimo di colori e forme.
Durante il suo lavoro, sviluppa uno stile geometrico astratto ma non cede mai alla geometria pura; Le sue linee mantengono, alla base, la vivacità e l'energia calligrafica derivante dal suo patrimonio culturale.

Sala 5 L'ambivalenza dell'astrazione
L'ultima stanza ci invita a riflettere sul mondo onirico dell'artista e sui simboli che egli utilizza. La nostra immaginazione ci porta a voler interpretare e identificare gli elementi visivi dei suoi dipinti; possibili interpretazioni di elementi visivi che a volte siamo tentati di identificare nei suoi dipinti, alla maniera dei sinogrammi cinesi che a volte evocano forme figurative visive.
Si può immaginare di vedere delle figure (un pesce colorato, un uccello ecc.), ma in realtà sono il frutto del caso. Queste coincidenze si ricollegano al pensiero taoista Wei Wuwei, vale a dire all'agire, senza agire.
Così, astratto o figurativo? Per l'artista Ho Kan, questa non è la domanda. Ciò che conta per lui è soprattutto il piacere della pittura.
Beyond shapes and colors
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