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The Post di Spielberg: l'eccitante attualissima avventura del The Washington Post




Ad opera dei due geniali interpreti Meryl Streep e Tom Hanks, la grande audace storia della pubblicazione dei Pentagon papers

Franca D.Scotti



Sulla scia della grande cinematografia statunitense, impegnata e politicamente corretta, anche in assoluta antitesi all'America trumpiana, arriva sugli schermi The Post.
Il film affronta contemporaneamente due importanti temi molto cari alla fascia progressista della società civile, la libertà di stampa e l'uguaglianza di genere.

Lo spunto è ciò che avvenne negli USA nel 1971, quando infuriava la polemica sulla guerra del Vietnam, con i movimenti pacifisti sempre più battaglieri e il governo che cercava di minimizzare l'impegno militare yankee e diffondeva la certezza che la guerra sarebbe stata vinta presto, respingendo così la minaccia comunista (secondo la famosa teoria del domino).


Daniel Ellsberg, un ex analista della Rand Corporation che aveva avuto accesso a documenti militari top secret, decise che non era ammissibile continuare a nascondere al pubblico le scottanti verità sulla situazione bellica, e diventò un precursore dei whistleblowers che sarebbero venuti in seguito, come Assange e Snowden, passando sottobanco ai principali giornali liberal copia di quelli che poi divennero famosi come Pentagon papers.


Il New York Times, all'epoca il più diffuso quotidiano di area progressista, ne iniziò la diffusione, ma fu quasi subito stoppato dal governo che, appellandosi alla sicurezza nazionale, ottenne da un giudice un provvedimento restrittivo.
Il Washington Post, giornale della stessa area che fino ad allora era stato a carattere locale e poco noto al panorama giornalistico USA, decise invece di continuare laddove il Times era stato fermato, mettendo il giornale a rischio di fallimento e i responsabili a rischio di prigione qualora questa decisione fosse stata giudicata un caso di oltraggio alla corte.

Fortunatamente la Corte Suprema USA, adita in ultima istanza, si pronunciò a favore della libertà di stampa, con la nobile citazione che ''la stampa deve rispondere ai governati, non ai governanti''.
L'esito dette ovviamente nuovo vigore alle proteste anti guerra nel Vietnam, e pochi anni dopo fu lo stesso Washington Post, con il famoso scoop sullo scandalo Watergate, a dare il colpo decisivo alla credibilità di Nixon e delle sue politiche belliche, come lo stesso The Post accenna nel finale del film.


Dove sta l'uguaglianza di genere in tutto questo, che sembra solo un tema politico/militare? Sta nella figura della proprietaria del giornale, Katharine Meyer Graham, trovatasi senza volerlo nell'occhio del ciclone. Figlia del fondatore del giornale, era andata sposa ad un brillante giornalista che suo padre vedeva come il proprio naturale successore. E infatti così era stato, fino alla sua tragica morte che aveva costretto Katharine, fino a quel punto madre e casalinga in un ruolo che la soddisfaceva pienamente, a occuparsi di articoli e rotative.

La sua naturale difficoltà a calarsi nel ruolo, accompagnata alla mentalità maschilista ancora dominante all'epoca (e probabilmente tuttora), faceva sì che i suoi legali e i membri del CdA la vedessero come una figura di pura rappresentanza, bisognosa di qualcuno che decidesse al suo posto. Il film ci mostra invece come Katharine, attraverso una sofferta fase di presa di coscienza, decide che non può restare una marionetta manovrata da altri e si assume la responsabilità di scegliere in prima persona, portando così il suo giornale alla fama nazionale e poi mondiale.


Il piano politico e quello personale vengono sapientemente miscelati dal talento di Spielberg, che dimostra ancora una volta di saper alternare film di evasione, come ad esempio Jurassic Park o ET, a film di forte impegno sociale come Amistad e The Post.

Inevitabile una riflessione sul presente, non solo politico, ma della comunicazione:
la libertà di stampa tanto messa sulle bandiere è caduta nell'eccesso opposto, con internet e i social che consentono a tutti di scrivere di tutto, soprattutto bufale e incitamenti all'odio.


Il film, diretto da Steven Spielberg, è interpretato magistralmente dalla grande coppia Meryl Streep e Tom Hanks

Gennaio 2018

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The Post di Spielberg: l'eccitante attualissima avventura del The Washington Post




Ad opera dei due geniali interpreti Meryl Streep e Tom Hanks, la grande audace storia della pubblicazione dei Pentagon papers

Franca D.Scotti



Sulla scia della grande cinematografia statunitense, impegnata e politicamente corretta, anche in assoluta antitesi all'America trumpiana, arriva sugli schermi The Post.
Il film affronta contemporaneamente due importanti temi molto cari alla fascia progressista della società civile, la libertà di stampa e l'uguaglianza di genere.

Lo spunto è ciò che avvenne negli USA nel 1971, quando infuriava la polemica sulla guerra del Vietnam, con i movimenti pacifisti sempre più battaglieri e il governo che cercava di minimizzare l'impegno militare yankee e diffondeva la certezza che la guerra sarebbe stata vinta presto, respingendo così la minaccia comunista (secondo la famosa teoria del domino).


Daniel Ellsberg, un ex analista della Rand Corporation che aveva avuto accesso a documenti militari top secret, decise che non era ammissibile continuare a nascondere al pubblico le scottanti verità sulla situazione bellica, e diventò un precursore dei whistleblowers che sarebbero venuti in seguito, come Assange e Snowden, passando sottobanco ai principali giornali liberal copia di quelli che poi divennero famosi come Pentagon papers.


Il New York Times, all'epoca il più diffuso quotidiano di area progressista, ne iniziò la diffusione, ma fu quasi subito stoppato dal governo che, appellandosi alla sicurezza nazionale, ottenne da un giudice un provvedimento restrittivo.
Il Washington Post, giornale della stessa area che fino ad allora era stato a carattere locale e poco noto al panorama giornalistico USA, decise invece di continuare laddove il Times era stato fermato, mettendo il giornale a rischio di fallimento e i responsabili a rischio di prigione qualora questa decisione fosse stata giudicata un caso di oltraggio alla corte.

Fortunatamente la Corte Suprema USA, adita in ultima istanza, si pronunciò a favore della libertà di stampa, con la nobile citazione che ''la stampa deve rispondere ai governati, non ai governanti''.
L'esito dette ovviamente nuovo vigore alle proteste anti guerra nel Vietnam, e pochi anni dopo fu lo stesso Washington Post, con il famoso scoop sullo scandalo Watergate, a dare il colpo decisivo alla credibilità di Nixon e delle sue politiche belliche, come lo stesso The Post accenna nel finale del film.


Dove sta l'uguaglianza di genere in tutto questo, che sembra solo un tema politico/militare? Sta nella figura della proprietaria del giornale, Katharine Meyer Graham, trovatasi senza volerlo nell'occhio del ciclone. Figlia del fondatore del giornale, era andata sposa ad un brillante giornalista che suo padre vedeva come il proprio naturale successore. E infatti così era stato, fino alla sua tragica morte che aveva costretto Katharine, fino a quel punto madre e casalinga in un ruolo che la soddisfaceva pienamente, a occuparsi di articoli e rotative.

La sua naturale difficoltà a calarsi nel ruolo, accompagnata alla mentalità maschilista ancora dominante all'epoca (e probabilmente tuttora), faceva sì che i suoi legali e i membri del CdA la vedessero come una figura di pura rappresentanza, bisognosa di qualcuno che decidesse al suo posto. Il film ci mostra invece come Katharine, attraverso una sofferta fase di presa di coscienza, decide che non può restare una marionetta manovrata da altri e si assume la responsabilità di scegliere in prima persona, portando così il suo giornale alla fama nazionale e poi mondiale.


Il piano politico e quello personale vengono sapientemente miscelati dal talento di Spielberg, che dimostra ancora una volta di saper alternare film di evasione, come ad esempio Jurassic Park o ET, a film di forte impegno sociale come Amistad e The Post.

Inevitabile una riflessione sul presente, non solo politico, ma della comunicazione:
la libertà di stampa tanto messa sulle bandiere è caduta nell'eccesso opposto, con internet e i social che consentono a tutti di scrivere di tutto, soprattutto bufale e incitamenti all'odio.


Il film, diretto da Steven Spielberg, è interpretato magistralmente dalla grande coppia Meryl Streep e Tom Hanks

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Ad opera dei due geniali interpreti Meryl Streep e Tom Hanks, la grande audace storia della pubblicazione dei Pentagon papers

Franca D.Scotti



Sulla scia della grande cinematografia statunitense, impegnata e politicamente corretta, anche in assoluta antitesi all'America trumpiana, arriva sugli schermi The Post.
Il film affronta contemporaneamente due importanti temi molto cari alla fascia progressista della società civile, la libertà di stampa e l'uguaglianza di genere.

Lo spunto è ciò che avvenne negli USA nel 1971, quando infuriava la polemica sulla guerra del Vietnam, con i movimenti pacifisti sempre più battaglieri e il governo che cercava di minimizzare l'impegno militare yankee e diffondeva la certezza che la guerra sarebbe stata vinta presto, respingendo così la minaccia comunista (secondo la famosa teoria del domino).


Daniel Ellsberg, un ex analista della Rand Corporation che aveva avuto accesso a documenti militari top secret, decise che non era ammissibile continuare a nascondere al pubblico le scottanti verità sulla situazione bellica, e diventò un precursore dei whistleblowers che sarebbero venuti in seguito, come Assange e Snowden, passando sottobanco ai principali giornali liberal copia di quelli che poi divennero famosi come Pentagon papers.


Il New York Times, all'epoca il più diffuso quotidiano di area progressista, ne iniziò la diffusione, ma fu quasi subito stoppato dal governo che, appellandosi alla sicurezza nazionale, ottenne da un giudice un provvedimento restrittivo.
Il Washington Post, giornale della stessa area che fino ad allora era stato a carattere locale e poco noto al panorama giornalistico USA, decise invece di continuare laddove il Times era stato fermato, mettendo il giornale a rischio di fallimento e i responsabili a rischio di prigione qualora questa decisione fosse stata giudicata un caso di oltraggio alla corte.

Fortunatamente la Corte Suprema USA, adita in ultima istanza, si pronunciò a favore della libertà di stampa, con la nobile citazione che ''la stampa deve rispondere ai governati, non ai governanti''.
L'esito dette ovviamente nuovo vigore alle proteste anti guerra nel Vietnam, e pochi anni dopo fu lo stesso Washington Post, con il famoso scoop sullo scandalo Watergate, a dare il colpo decisivo alla credibilità di Nixon e delle sue politiche belliche, come lo stesso The Post accenna nel finale del film.


Dove sta l'uguaglianza di genere in tutto questo, che sembra solo un tema politico/militare? Sta nella figura della proprietaria del giornale, Katharine Meyer Graham, trovatasi senza volerlo nell'occhio del ciclone. Figlia del fondatore del giornale, era andata sposa ad un brillante giornalista che suo padre vedeva come il proprio naturale successore. E infatti così era stato, fino alla sua tragica morte che aveva costretto Katharine, fino a quel punto madre e casalinga in un ruolo che la soddisfaceva pienamente, a occuparsi di articoli e rotative.

La sua naturale difficoltà a calarsi nel ruolo, accompagnata alla mentalità maschilista ancora dominante all'epoca (e probabilmente tuttora), faceva sì che i suoi legali e i membri del CdA la vedessero come una figura di pura rappresentanza, bisognosa di qualcuno che decidesse al suo posto. Il film ci mostra invece come Katharine, attraverso una sofferta fase di presa di coscienza, decide che non può restare una marionetta manovrata da altri e si assume la responsabilità di scegliere in prima persona, portando così il suo giornale alla fama nazionale e poi mondiale.


Il piano politico e quello personale vengono sapientemente miscelati dal talento di Spielberg, che dimostra ancora una volta di saper alternare film di evasione, come ad esempio Jurassic Park o ET, a film di forte impegno sociale come Amistad e The Post.

Inevitabile una riflessione sul presente, non solo politico, ma della comunicazione:
la libertà di stampa tanto messa sulle bandiere è caduta nell'eccesso opposto, con internet e i social che consentono a tutti di scrivere di tutto, soprattutto bufale e incitamenti all'odio.


Il film, diretto da Steven Spielberg, è interpretato magistralmente dalla grande coppia Meryl Streep e Tom Hanks

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Grace Jones: bloodlight and bami





Il documentario dedicato all'iconica e camaleontica diva degli anni '80
Grace Jones: bloodlight and bami di Sophie Fiennes, al cinema solo il 30 e 31 gennaio

... CONTINUA

''Downsizing - Vivere alla grande'' con Matt Damon, Christoph Waltz




Ha aperto la 74. mostra di Venezia il film di Alexander Payne sui temi dell'umanesimo e dell'ambientalismo

Franca D.Scotti

... CONTINUA

Sugli schermi L'uomo sul treno, un intenso thriller con Liam Neeson





L'uomo sul treno, l'action-thriller diretto da Jaume Collet-Serra, racconta una corsa contro il tempo, una caccia serrata sui binari in cerca di un misterioso sconosciuto.

Franca D.Scotti

... CONTINUA

''Fabrizio De André. Principe libero'' nelle sale cinematografiche solo il 23 e 24 gennaio





Distribuito da Nexo Digital esce nelle sale cinematografiche solo il 23 e 24 gennaio e andrà in onda su Rai 1 il 13 e 14 febbraio

Franca D.Scotti

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The Post di Spielberg: l'eccitante attualissima avventura del The Washington Post




Ad opera dei due geniali interpreti Meryl Streep e Tom Hanks, la grande audace storia della pubblicazione dei Pentagon papers

Franca D.Scotti

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Capriccio e Natura: arte nelle Marche del secondo Cinquecento. percorsi di rinascita




A Macerata, Musei civici di Palazzo Buonaccorsi la mostra valorizza il patrimonio culturale delle aree colpite dal sisma

... CONTINUA

Una grande coppia di artisti per ''Ella & John - The Leisure Seeker'' di Paolo Virzì





Il successo di Virzì al suo primo film in lingua inglese, con i grandi protagonisti Helen Mirren e Donald Sutherland.

Franca D.Scotti

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L'ORA PIÙ BUIA con un eccellente intenso Gary Oldman





Arriva sugli schermi L'ORA PIÙ BUIA di Joe Wright, che ha già vinto con Gary Oldman il Golden Globe per il miglior attore in un film drammatico.

Franca D.Scotti

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Badi arriva in Italia per rivoluzionare il mercato immobiliare





Badi arriva in Italia per facilitare la ricerca di una stanza o di un coinquilino
grazie all'intelligenza artificiale

Franca D.Scotti

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Ballo Viennese: 35esima edizione del Gran Ballo Viennese di Milano





Sabato 20 gennaio le giovani debuttanti balleranno il valzer con gli allievi della Scuola Militare Teulié in alta uniforme. Palazzo Spinola, Società del Giardino

Franca D.Scotti

... CONTINUA

"Maurizio Galimberti - San Nicola reMade" a cura di Denis Curti




Alla Villa Reale di Monza: una esposizione preziosa e in sintonia con l'atmosfera natalizia

Franca D.Scotti

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Su Mediaset Premium FEUD: Bette And Joan




In prima TV Studio Universal porta in Italia la prima stagione della serie antologica in 8 episodi di Ryan Murphy incentrato sulla leggendaria rivalità tra Bette Davis e Joan Crawford sul set del film Che fine ha fatto Baby Jane?

Franca D.Scotti

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L'Insulto: una sottile, intelligente rappresentazione





Nel film di Ziad Doueiri il quadro complesso dei rapporti mai conclusi tra cristiani e palestinesi in Libano, la rappresentazione di un passato che è sempre presente.

Franca D.Scotti

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Il nuovo Jumanji: un successo annunciato




"Volevamo che lo spirito del primo film continuasse a scorrere nella storia di questo nuovo Jumanji." Dwayne Johnson.

Franca D.Scotti

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Tutti i soldi del mondo: avvincente e drammatico




Tratto dalla famosa vicenda del rapimento di Paul Getty jr, il film scorre senza respiro con un crudo ritratto dell'Italia anni '70

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Grace Jones: bloodlight and bami





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Grace Jones: bloodlight and bami di Sophie Fiennes, al cinema solo il 30 e 31 gennaio

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''Fabrizio De André. Principe libero'' nelle sale cinematografiche solo il 23 e 24 gennaio





Distribuito da Nexo Digital esce nelle sale cinematografiche solo il 23 e 24 gennaio e andrà in onda su Rai 1 il 13 e 14 febbraio

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Il successo di Virzì al suo primo film in lingua inglese, con i grandi protagonisti Helen Mirren e Donald Sutherland.

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Arriva sugli schermi L'ORA PIÙ BUIA di Joe Wright, che ha già vinto con Gary Oldman il Golden Globe per il miglior attore in un film drammatico.

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