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COMANDANTE DI EDOARDO DE ANGELIS


Le parole che hanno fatto di Salvatore Todaro una leggenda ''Li salviamo perché noi siamo Italiani''.





COMANDANTE, diretto da Edoardo De Angelis, con un grande (immaginabile) Pierfrancesco Favino, è una pellicola che si può ascrivere al genere dei biopic o biografilm, i film che raccontano episodi della vita di persone realmente esistite. Ai biografilm è tra l'altro dedicato in Italia un apposito festival, che quest'anno si è tenuto in giugno a Bologna.

Il protagonista è Salvatore Todaro, ufficiale della Regia Marina Italiana che all'inizio della Seconda guerra mondiale è ancora in servizio attivo, nonostante qualche anno prima un incidente con un idrovolante gli avesse procurato una lesione alla colonna vertebrale che continua a procurargli dolori e disagi.

Todaro comanda ora il sommergibile Cappellini, inviato in missione nell'Atlantico per colpire i rifornimenti di armi in arrivo dagli USA all'Inghilterra. Nell'ottobre del 1940 incrocia un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e carico di materiale bellico inglese, che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l'equipaggio italiano.

Ne segue una violenta battaglia nella quale Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone.



Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all'oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini.

Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: ''Perché noi siamo italiani''.


Fin qui la parte storica

Tornando al film, ci sono diversi piani di lettura.
Il primo e più evidente è l'esaltazione dell'eroismo di Todaro e del suo equipaggio, pronti a rischiare la vita per salvare i naufraghi o addirittura a perderla, come avviene al marinaio che esce volontariamente dal sommergibile con un rudimentale respiratore dell'epoca per eliminare una mina che bloccava il passaggio dello Stretto di Gibilterra, e muore dopo aver condotto a buon fine l'intervento.

L'altro piano è quello della credibilità degli episodi di contorno, che sembrano volutamente esagerati per accrescere la drammaticità della vicenda. Non siamo esperti di guerra sottomarina, ma non è chiaro come il sommergibile avrebbe comunque passato lo Stretto, anche con il sacrificio dell'eroico marinaio, dato che nel film si vedono comunque molte altre mine messe a sbarramento.

Analogamente quando il sommergibile che viaggia in emersione per salvare i naufraghi incrocia una flotta militare inglese, apparentemente il comandante inglese ordina il cessate il fuoco, avendo compreso l'atto umanitario di Todaro, quando ormai il Cappellini è in prossimità delle navi inglesi, e ci si chiede come abbiano fatto queste a non colpirlo nonostante i tanti colpi sparati.

C'è infine un piano di lettura che lega la vicenda di Todaro alla nostra attualità: quello che fa il Comandante è la messa in pratica più tangibile del cosiddetto diritto del mare, che impone di dare comunque soccorso a chi rischia di morire in mare.
Anche se questo diritto non è rinnegato apertamente, cosa che susciterebbe l'indignazione universale, molti si chiedono se le politiche governative verso le navi ONG, con i fermi amministrativi e l'obbligo di raggiungere porti lontani, non siano un espediente per fare in modo che il maggior numero possibile di migranti trovino la morte nel Mediterraneo prima di sbarcare in Italia. Sarebbe interessante sapere cosa ne penserebbe Todaro se fosse ancora tra noi.

Franca D.Scotti

Novembre 2023

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COMANDANTE DI EDOARDO DE ANGELIS


Le parole che hanno fatto di Salvatore Todaro una leggenda ''Li salviamo perché noi siamo Italiani''.





COMANDANTE, diretto da Edoardo De Angelis, con un grande (immaginabile) Pierfrancesco Favino, è una pellicola che si può ascrivere al genere dei biopic o biografilm, i film che raccontano episodi della vita di persone realmente esistite. Ai biografilm è tra l'altro dedicato in Italia un apposito festival, che quest'anno si è tenuto in giugno a Bologna.

Il protagonista è Salvatore Todaro, ufficiale della Regia Marina Italiana che all'inizio della Seconda guerra mondiale è ancora in servizio attivo, nonostante qualche anno prima un incidente con un idrovolante gli avesse procurato una lesione alla colonna vertebrale che continua a procurargli dolori e disagi.

Todaro comanda ora il sommergibile Cappellini, inviato in missione nell'Atlantico per colpire i rifornimenti di armi in arrivo dagli USA all'Inghilterra. Nell'ottobre del 1940 incrocia un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e carico di materiale bellico inglese, che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l'equipaggio italiano.

Ne segue una violenta battaglia nella quale Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone.



Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all'oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini.

Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: ''Perché noi siamo italiani''.


Fin qui la parte storica

Tornando al film, ci sono diversi piani di lettura.
Il primo e più evidente è l'esaltazione dell'eroismo di Todaro e del suo equipaggio, pronti a rischiare la vita per salvare i naufraghi o addirittura a perderla, come avviene al marinaio che esce volontariamente dal sommergibile con un rudimentale respiratore dell'epoca per eliminare una mina che bloccava il passaggio dello Stretto di Gibilterra, e muore dopo aver condotto a buon fine l'intervento.

L'altro piano è quello della credibilità degli episodi di contorno, che sembrano volutamente esagerati per accrescere la drammaticità della vicenda. Non siamo esperti di guerra sottomarina, ma non è chiaro come il sommergibile avrebbe comunque passato lo Stretto, anche con il sacrificio dell'eroico marinaio, dato che nel film si vedono comunque molte altre mine messe a sbarramento.

Analogamente quando il sommergibile che viaggia in emersione per salvare i naufraghi incrocia una flotta militare inglese, apparentemente il comandante inglese ordina il cessate il fuoco, avendo compreso l'atto umanitario di Todaro, quando ormai il Cappellini è in prossimità delle navi inglesi, e ci si chiede come abbiano fatto queste a non colpirlo nonostante i tanti colpi sparati.

C'è infine un piano di lettura che lega la vicenda di Todaro alla nostra attualità: quello che fa il Comandante è la messa in pratica più tangibile del cosiddetto diritto del mare, che impone di dare comunque soccorso a chi rischia di morire in mare.
Anche se questo diritto non è rinnegato apertamente, cosa che susciterebbe l'indignazione universale, molti si chiedono se le politiche governative verso le navi ONG, con i fermi amministrativi e l'obbligo di raggiungere porti lontani, non siano un espediente per fare in modo che il maggior numero possibile di migranti trovino la morte nel Mediterraneo prima di sbarcare in Italia. Sarebbe interessante sapere cosa ne penserebbe Todaro se fosse ancora tra noi.

Franca D.Scotti

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Le parole che hanno fatto di Salvatore Todaro una leggenda ''Li salviamo perché noi siamo Italiani''.





COMANDANTE, diretto da Edoardo De Angelis, con un grande (immaginabile) Pierfrancesco Favino, è una pellicola che si può ascrivere al genere dei biopic o biografilm, i film che raccontano episodi della vita di persone realmente esistite. Ai biografilm è tra l'altro dedicato in Italia un apposito festival, che quest'anno si è tenuto in giugno a Bologna.

Il protagonista è Salvatore Todaro, ufficiale della Regia Marina Italiana che all'inizio della Seconda guerra mondiale è ancora in servizio attivo, nonostante qualche anno prima un incidente con un idrovolante gli avesse procurato una lesione alla colonna vertebrale che continua a procurargli dolori e disagi.

Todaro comanda ora il sommergibile Cappellini, inviato in missione nell'Atlantico per colpire i rifornimenti di armi in arrivo dagli USA all'Inghilterra. Nell'ottobre del 1940 incrocia un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e carico di materiale bellico inglese, che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l'equipaggio italiano.

Ne segue una violenta battaglia nella quale Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone.



Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all'oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini.

Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: ''Perché noi siamo italiani''.


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Presentato fuori concorso alla 80a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove è stato accolto con gli applausi calorosi del pubblico e della critica, arriva sullo schermo

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AL TEATRO NAZIONALE UNO SPLENDIDO CABARET THE MUSICAL




Fino al 10 dicembre 2023 al Teatro Nazionale Che Banca! va in scena CABARET - the musical: fantasmagorico, eccessivo, strabiliante

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Fa da sfondo a questo romanzo giallo una Milano anni '80, il quartiere del Borgh di Ortolan (zona Sarpi) e un bar sui generis



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I misteri della genetica e i prodigi della tecnologia in un thriller avvincente"




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Servillo e Bentivoglio grandi, intensi protagonisti dell'ultimo film di Salvatores

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