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BlacKkKlansman: un grande Spike Lee contro il razzismo

Sugli schermi lo strepitoso film tratto da una storia vera, vincitore del Grand Prix all'ultimo Festival di Cannes e del Prix du public UBS al Locarno Festival


Franca D.Scotti



Davvero strepitoso l'ultimo film di Spike Lee che riesce a tenere sospesa l'attenzione con un ritmo adrenalinico, colpi di scena, tripli salti mortali e humour irresistibile.
La trama vede l'incredibile vicenda tratta da una storia vera di un poliziotto negro addirittura infiltrato nel KKK, che riesce ad avere la meglio con la sua astuzia, la sua tenacia, la complicità della sua squadra e senz'altro anche un pizzico di fortuna.
Spike Lee continua così la sua storia di impegno politico contro il razzismo negli Stati Uniti, questa volta non solo attraverso l'indignazione e la commozione, ma anche attraverso l'ironia e lo humour , che forse hanno un potere superiore nel porre in ridicolo la controparte.



Protagonista dunque Ron Stallworth, primo agente di polizia afroamericano entrato in servizio al dipartimento di Colorado Springs nel 1978.
In un'America ancora intrisa di razzismo anche inconsapevole, in cui il KKK può permettersi di pubblicare annunci su un quotidiano Ron, che non accetta lavori di archivio né di scrivania, audacemente risponde a questo annuncio, proclamandosi un simpatizzante dei WASP contro i neri che infestano l'America bianca.
Da qui, quasi trascinato dagli eventi e da questi contatti telefonici Ron, con la complicità del suo capo e di un collega bianco ed ebreo, avvia un'operazione sotto copertura che ha dello straordinario.
Rischiosissima, in grado di mettere a repentaglio la vita dei due poliziotti, avrà buon esito soprattutto per la dimostrata stupidità e ignoranza dei membri del KKK, che Spike Lee mette alla berlina.
Di grande effetto alcune scene memorabili, come quella dell'iniziazione accolta dagli applausi dei partecipanti, o quella in cui la moglie di un membro del KKK si rivela emozionata e commossa all'idea di poter fare finalmente un attentato.
Alla vicenda si sovrappongono altri temi legati al periodo storico, che pongono in luce la varietà di posizioni politiche e culturali dell'America anni '70, anche all'interno della stessa comunità afroamericana.



Inutile sottolineare i parallelismi tra l'America di ieri e quella di oggi, di cui non a caso si riprende più volte il famoso slogan ''America first''. D'altronde la conclusione, non proprio, ottimistica, invita a tenere alta la guardia davanti a insabbiamenti e ritorno degli estremismi.
Uno Spike Lee di grandissimo livello, che con questo film ha meritato premi su premi, sostenuto dalla bravura dei protagonisti, tra cui spiccano ovviamente Adam Driver e John David Washington.


Settembre 2018